La sedia vuota
Nel setting gestaltico , a volte, si puó utilizzare una terza sedia (oltre a quella dell’operatore e del cliente). È la cosiddetta sedia vuota o calda perchè vi siedono le polarità del cliente, i suoi interlocutori problematici, quelli che il cliente definisce “disturbanti”. Con la sedia vuota si ha la possibilità di mettere in comunicazione questi interlocutori interni e la loro interazione diventa uno spazio nel quale si può lavorare.
In questo lavoro il cliente entra in relazione con qualsiasi interlocutore lui voglia incontrare ma resta di fatto un colloquio fra sè e sè perché in sostanza quelle a comunicare sono delle parti della persona stessa.
Il riconoscimento di queste diverse istanze o polarità ci permette di abitare e operare in una distanza fondamentale. In questo spazio si apre la possibilità di mettere in relazione tesi e antitesi (portate in luce dalle polarità) e crearne una sintesi che aprirebbe a delle possibilità.
Il counselor in questa opera agisce in un atteggiamento di “indifferenza creativa”, non esistono risposte giuste o sbagliate ma saranno risposte inimmaginabili e interessanti. In questo senso il counselor non giudica ma co-costruisce, cioè cerca di riconoscere i bisogni del paziente e di portarli alla sua attenzione chiedendo, altresì, conferma del fatto che anche lui li percepisca come bisogni.
Dialogando nella lingua del cliente e verificando, in assenza di giudizio, il counselor incontra i desideri e le volontà dell’interlocutore così come le sue. Lo si aiuta ad aiutarsi ma per essere contemporaneamente in relazione con il cliente bisogna necessariamente volere qualcosa da lui.
A cosa serve il dialogo?
Se immaginiamo il nostro mondo interno come formato da una serie di istanze diverse ne va da se che in quella diversità si possa inciampare in dei conflitti e cioè può accadere che queste parti si ostacolino a vicenda. Il counselor assume il ruolo di mediatore e si occupa della correttezza dello scambio. Il lavoro della seduta mira a co-costruire qualcosa di nuovo che gli permetta di trasformare le sue frustrazioni anziché compensarle.
La sedia vuota, è uno specchio che riflette i nostri dialoghi interiori e che immagina, grazie al vuoto fertile, delle risposte, delle possibilità.